I murales nelle politiche urbane per le città

Una nuova forma d’arte per i centri urbani.

Questo articolo approfondisce la storia dei murales nelle città. Successivamente il discorso verterà sulle politiche urbane ed il legame tra queste ultime con i murales. Infine, verrà affrontato il caso dei murales nella città di Milano con alcuni esempi di rigenerazione urbana.

I murales sono delle rappresentazioni pittoriche che creano un forte impatto visivo nei confronti della collettività. Il motivo principale riguarda essenzialmente la semplicità dei disegni e la vivacità dei colori.

Il murales però è diverso da un graffito. Quest’ultimo, anch’esso molto colorato ed appariscente, mostra soltanto il nome d’arte della persona che lo compone ed è meno decorativo rispetto al murales. Inoltre, nella maggior parte dei casi, un graffito ha l’obiettivo di “sporcare” il monumento o un muro di un edificio di pregio storico. ⛪🏛️ Un esempio concreto lo potrai osservare nella Figura 8 all’interno dell’articolo.

I primi graffiti nascono a partire dagli anni ‘60 del Novecento con la diffusione delle bombolette spray contenente clorofluorocarburi (CFC) grazie ad un aumento della cultura hip-hop negli Stati Uniti d’America e quella punk-rock in Europa. Il freon (clorofluorocarburi – CFC) nelle bombolette spray fu usato fino al 1989. I primi esperimenti di murales risalgono nel periodo storico che abbraccia la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Non erano murales come li conosciamo noi oggi. In realtà erano disegni che decoravano gli interni di edifici importanti dei centri urbani dell’epoca come, ad esempio, le Università o i palazzi del Comune. 🏢

Durante il Novecento i murales iniziano ad essere usati per comunicare e veicolare contenuti politici e ideologici. A titolo di esempio, si può ricordare nel 1920 la rivoluzione politica e sociale in Messico. 🇲🇽 In quel caso, i murales erano da supporto alla rivoluzione politica e culturale del paese.

Questa corrente di pensiero arriva anche in Italia e di preciso durante il Ventennio della Dittatura. 🇮🇹 Nel 1933 il pittore 🎨 Mario Sironi elabora per il Regime il “Manifesto per la pittura murale” con l’obiettivo di rafforzare la campagna mediatica del Partito. 🗳️ Anche in questo caso, i murales sono diversi rispetto a quelli attuali, perché contenevano soprattutto messaggi politici. Queste forme d’arte vengono dipinte in luoghi con maggior afflusso della collettività, come ad esempio le stazioni ferroviarie, gli uffici che si occupavano delle Regie Poste e Telegrafi, 📯🏤✉️ i Ministeri e le Università. Questa tipologia di murales nello stesso periodo storico era presente anche in Germania.

Invece negli Stati Uniti d’America, 🇺🇸 durante la Grande Depressione scaturita con la crisi del 1929, il murales aveva l’obiettivo di incoraggiare la collettività. Il Presidente Franklin Delano Roosevelt in contemporanea al Piano New Deal approva anche il “Federal Act Project”. Diversi artisti avevano il compito di creare dei murales con l’obiettivo di risollevare la collettività dalla crisi attraverso delle rappresentazioni che diffondevano serenità ed ottimismo per il futuro.

A partire dal Secondo Dopoguerra e fino ai giorni nostri, i murales hanno iniziato ad essere uno strumento utile all’interno delle politiche urbane. 🚧🏗️

Che cosa sono le politiche urbane?

Una politica urbana è un’azione che influisce e / o determina l’assetto della città. Una prima grande suddivisione è quella tra le politiche territoriali e le politiche generali. Queste ultime hanno un effetto sugli “elementi di base della città”, come, ad esempio le politiche economiche, fiscali, amministrative ed ambientali. Le politiche territoriali, invece, riguardano “interventi localizzati o localizzabili” all’interno dell’area urbana.

Alcuni esempi di politiche urbane a carattere territoriale sono:

  • Riqualificazione urbana;
  • Rigenerazione urbana;
  • Azioni di marketing del territorio;
  • Mega eventi come, ad esempio, un’Esposizione Universale (EXPO) oppure le Olimpiadi;
  • Azioni per il contenimento dell’inquinamento;
  • Active aging;
  • Housing sociale.
Riqualificazione urbana” e “Rigenerazione urbana” sembrano la stessa cosa? 

Vediamo alcune piccole differenze.
RIQUALIFICAZIONE URBANARIGENERAZIONE URBANA
Si tratta di un’azione fisica e specifica sullo spazio urbano della città.
La riqualificazione urbana può essere a grande scala o a piccola scala.

Ad esempio: nel primo caso, a grande scala, la riqualificazione potrebbe riguardare una vecchia area industriale dismessa, la quale viene trasformata in un quartiere residenziale e con diverse funzioni per la collettività.
Nel secondo caso, a piccola scala o scala locale, la riqualificazione riguarda una piccola area all’interno di un quartiere della città quindi, ad esempio, la riqualificazione di una vecchia cascina.

Abbiamo interessi e partecipazione da parte dei privati per la crescita del valore dei suoli. Inoltre, la Pubblica Amministrazione assume posizioni neo-liberali.
Sono azioni che mirano uno sviluppo economico di alcune aree o quartieri di un centro urbano.

Ad esempio: politiche volte a migliorare la vivibilità di quartieri degradati rigenerando i luoghi della collettività come potrebbe essere una piazza.

All’interno dell’area si immettono nuove funzioni innovative e culturali. Si ha la partecipazione degli attori locali. Essi possono essere i cittadini del quartiere o le associazioni.

La riqualificazione e rigenerazione urbana nascono in periodi storici differenti.

  • ANNI ‘40 – ‘70: negli Stati Uniti d’America si afferma l’“Urban Renewal”;
  • ANNI ‘70: programma di “Rinnovo Urbano” in Europa;
  • ANNI ‘80: aumento problematiche urbane → Si diffonde il concetto di Riqualificazione urbana;
  • DAGLI ANNI ‘90: aumento del dibattito → Questione Rigenerazione urbana.
Affrontiamo ora le politiche urbane ed i murales in un caso di studio concreto: il Comune di Milano.

Le politiche urbane all’interno del capoluogo lombardo hanno subìto un’evoluzione durante il Novecento. Come sottolinea Bolocan Goldstein (2009) all’inizio del secolo scorso la riqualificazione urbana era utilizzata per cercare di far crescere la città dal punto di vista dell’urbanizzazione come, ad esempio, attraverso la demolizione di vecchie aree o quartieri. Invece, si iniziò ad applicare la rigenerazione urbana a partire dagli anni 90 per poter dare una nuova linfa a porzioni di territorio degradate. 🏚️

Il rapporto tra le politiche urbane ed i murales all’interno della città di Milano non nasce però negli anni 90, ma è un fenomeno che ha iniziato a diffondersi a partire dagli ultimi dieci anni circa. È utile tener presente che i murales sono presenti solo se c’è una politica di rigenerazione urbana. Invece, è molto raro il caso di un murales all’interno di un nuovo quartiere nato, ad esempio, in una vecchia area industriale, 🏭 quindi con una politica di riqualificazione urbana.

Il primo murales che ho scelto si trova nel centro città. Il protagonista è Renzo Tramaglino de I Promessi Sposi romanzo storico di Alessandro Manzoni. Il murales è tratto dal Capitolo XV 📖 quando Renzo viene arrestato. Il disegno originale lo puoi notare nella parte destra della figura con l’illustrazione di Francesco Gonin, pittore ed incisore.

Figura 1: Murales dell'arresto di Renzo Tramaglino e disegno originale (Fonti: foto dell'autore, 2017 + scansione dell'autore, 2017)
Figura 1: Murales dell’arresto di Renzo Tramaglino e disegno originale (Foto personale, 2017 e scansione personale, 2017)

Questo murales è stato dipinto su un piccolo muro nei pressi della Basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore, comunemente conosciuta con il nome di Basilica di San Nazaro in Brolo. ⛪ La maggior parte dei murales milanesi copre lo spazio di un muro oppure una facciata.

C’è un unico caso, invece, di un intero quartiere ricoperto da murales. Si tratta del quartiere Ortica, situato al confine est della città. A partire dal 2015, con la ricorrenza del 70° Anniversario della Liberazione, alcune associazioni del quartiere, su iniziativa spontanea, hanno realizzato un primo “Murales dedicato alle parole della libertà“.

Negli anni successivi e fino ad oggi tutti i murales sono stati realizzati dal duo chiamato “Orticanoodels” nome collettivo formato da “Wally” e “Alita“. Entrambi hanno frequentato lo IED di Milano, Istituto Europeo di Design, ed utilizzano la “tecnica dello stencil on stencil“. Essa è basata nel disegnare i ritratti di leader famosi, personaggi iconici o di artisti, i quali si sovrappongono alle parole per creare un rapporto continuo tra il soggetto ed il messaggio. Inoltre, è previsto un uso di tonalità di colori diversi sullo stesso soggetto.

Figura 2: Murales dedicato alla legalità (Fonte: foto dell'autore, 2017)
Figura 2: Murales dedicato alla legalità (Foto personale, 2017)

Questo murales all’interno del quartiere insieme a quello della figura successiva, sono stati realizzati per rigenerare un ponte ferroviario. Si tratta del “Murales dedicato alla legalità” e del “Murales dedicato alla musica popolare“.

Il primo vuole rappresentare coloro che si sono battuti, e spesso hanno perso la vita, in nome della legalità e della giustizia. I protagonisti sono: Giorgio Ambrosoli, il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, Emilio Alessandrini, Mauro Brutto, Walter Tobagi, Tina Anselmi e Lea Garofalo.

Il secondo invece, è dedicato ai più prestigiosi e noti autori / interpreti della canzone milanese. ♬ Compaiono Ornella Vanoni, Enzo Jannacci, Dario Fo, Ivan Della Mea, Giorgio Strehler, Giorgio Gaber (pseudonimo di Giorgio Gaberščik) e Nanni Svampa (pseudonimo di Giovanni Svampa). Tutti questi artisti hanno citato il quartiere Ortìca nelle loro canzoni. 🎙️🎺 Enzo Jannacci aveva la residenza poco lontano dal quartiere.

Figura 3: Murales dedicato alla musica popolare (Fonte: foto dell'autore, 2017)
Figura 3: Murales dedicato alla musica popolare (Foto personale, 2017)
Figura 4: Murales all'Ortìca dedicato ai fiori (Fonte: foto dell'autore, 2017)

Un altro murales molto bello all’interno del quartiere è quello nella Via Ortica. L’opera è dedicata al nome del quartiere “Ortìca”.

Il toponimo non deriva dalla pianta ma dai termini: “orto” e “ortaglia”: luoghi adatto alle coltivazioni nel vicino fiume Lambro.

Il murales ha l’obiettivo di mostrare i fiori 🌹🌺 ed il passato agricolo del quartiere. 🚜🌱

Figura 4: Murales all’Ortìca dedicato ai fiori (Foto personale, 2017)

Passeggiando all’interno del quartiere si può trovare anche un murales dedicato allo sport e vicino al Centro Sportivo Scarioni.

La prima parte del murales è dedicata al calcio ⚽ con i dipinti di Gianni Rivera che giocò nel Milan 🔴⚫ dal 1960 al 1979 vincendo il Pallone d’Oro nel 1969, ed Alessandro Mazzola detto Sandro che militò nell’Inter ⚫🔵 dal 1961 al 1977.

Figura 5: Murales dedicato ad Gianni Rivera e Sandro Mazzola (Fonte: foto dell'autore, 2019)

Figura 5: Murales dedicato ad Gianni Rivera e Sandro Mazzola (Foto personale, 2019)

Dal quartiere Ortica ad est di Milano ci spostiamo dalla parte opposta della città, ovvero a sud ovest. Ci troviamo a pochi passi dalla “Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio”. 💒 Avevo approfondito la storia di questo particolare edificio religioso in un mio articolo del 29 Febbraio 2020 ed intitolato “Navigli milanesi”.



A soli 130 metri in direzione nord della città e dall’edificio religioso, si trova un murales lungo 170 metri dedicato a Diabolik, il personaggio immaginario inventato da Angela Giussani nel 1962. Al progetto, della durata di un anno, hanno preso parte diversi attori locali tra cui il Municipio del quartiere, la casa editrice Astorina, i proprietari dei muri, 🧱 il MUDEC – Museo delle Culture di Milano, 🖼️ oltre gli sponsor NewLac, Consorzio Bramante e l’azienda Vibrostop. Le bombolette spray per completare l’opera sono state usate da un collettivo di giovani artisti nato nel 2014 e chiamato “We Run the Street“.

Le figure sotto rappresentano 4 murales differenti su un totale di 23.

La storia immaginaria ritrae Diabolik ed Eva Kant che scelgono il MUDEC - Museo delle Culture di Milano per compiere il loro furto. 

Successivamente vengono inseguiti dalla Polizia per le strade di Milano. 

I due protagonisti scappano prima a bordo della loro Jaguar E-Type nera e poi con un motoscafo al Naviglio Grande nei pressi della Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio. 
La coppia seminerà le Forze dell'ordine, le quali estenderanno la ricerca anche al Naviglio Pavese. 
Figura 6: Murales dedicati a Diabolik (Foto personali, 2021)
Figura 6: Murales dedicati a Diabolik (Foto personali, 2021)
Curiosità

A tema di Diabolik oltre ai murales c’è anche un video musicale dedicato. 🎵🎶 Si tratta della canzone del gruppo Tiromancino dal titolo “Amore Impossibile” e pubblicata nel 2004.

Il video è un omaggio al film del 1968 dal titolo “Diabolik” diretto da Mario Bava. 📽️ Nel video musicale, il regista è lo stesso del film. I protagonisti sono Daniel McVicar nei panni di DiabolikClaudia Gerini (l’allora fidanzata di Federico Zampaglione, il cantante dei Tiromancino) nei panni di Eva Kant. Tra i protagonisti del video, la guardia giurata è interpretata da John Phillip Law, il quale nel film del 1968 interpretava Diabolik. 🎬

Video 1: Tiromancino – Amore Impossibile (YouTube, autore Tiromancino)

Dopo i murales dedicati a Diabolik, ci spostiamo di qualche chilometro più a sud sempre sul Naviglio Grande. Su una facciata di un’abitazione privata si trova un grande murales dedicato a Roberto Baggio. L’opera è stata realizzata dal duo di Orticanoodels, gli stessi autori dei murales al quartiere Ortica. Il murales era stato realizzato pochi giorni prima dell’uscita sulla piattaforma Netflix 💻 del documentario dedicato al “Divin Codino” durante lo scorso giugno.

In questa figura puoi vedere un passaggio che ho citato ad inizio articolo nel 3° paragrafo: ovvero la differenza tra un murales e dei graffiti.

Figura 7: Murales dedicato a Roberto Baggio (Fonte: foto dell'autore, 2021)
Figura 7: Murales dedicato a Roberto Baggio (Foto personale, 2021)

Questo viaggio si conclude da dove è cominciato: nel centro di Milano. L’ultimo murales che ho scelto si trova a soli 950 metri a sud rispetto al murales dedicato ai Promessi Sposi. L’opera, inaugurata lo scorso 26 luglio, è stata realizzata dall’artista “Cheone“, all’anagrafe Cosimo Caiffa.

L’edificio è “Casa Maiocchi“, un palazzo di pregio dell’altezza di cinque piani e costruito nel 1920. Il murales è molto sinusoidale ed ha dei riferimenti ad Antoni Gaudí (Antoni Gaudí i Cornet) architetto spagnolo e massimo esponente del modernismo catalano.

Figura 8: Murales su Casa Maiocchi (Fonte: foto dell'autore, 2021)
Figura 8: Murales su Casa Maiocchi (Foto personale, 2021)
Grazie per la lettura!

Fonti

64 pensieri su “I murales nelle politiche urbane per le città

  1. I graffiti non mi sono mai piaciuti, con le loro scritte tutte uguali con caratteri “appuntiti” che non destano il mio interesse.

    I murale tutt’altra cosa, sono spessissimo opere d’arte vere e proprie che abbelliscono città e panorami. A Padova ne abbiamo alcuni (i più recenti dedicati ai medici impegnati contro la pandemia) ma proprio la settimana scorsa mi è capitato, durante una gita in montagna, di vederne ben 3 lungo dei paesini di cui non ricordo assolutamente il nome, tutti e 3 questi murales di ispirazione faunistica con uccelli, pesci ed uno più strano con 2 animali che giocavano a carte. Molto belli.

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    • Grazie per questo commento Andrea!

      Anche a me i graffiti non piacciono. Fino a circa 20 anni fa a Milano c’erano graffiti ovunque, pure sui mezzi pubblici del trasporto pubblico o locale.
      Per fortuna la rotta è molto cambiata, non voglio dire che i graffiti sono spariti dalla mia città, ma alcuni episodi estremi non ci sono più.

      I murales oltre alla bellezza ci comunicano tanto.
      Anche da me nell’ultimo anno e mezzo sono nati murales dedicati alla lotta contro la pandemia.

      La maggior parte dei murales a Milano riguarda o personaggi storici oppure persone illustre che rappresentano o hanno rappresentato in qualche modo la città. Forse da me ci vorrebbero più opere del genere dedicate alla natura.

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  2. Buondì, sono tornata presto😂 🌻🌺 (questi sono i miei preferiti) ho trovato questo articolo e lo adoro particolarmente. Mi sono ritrovata (un po’ di anni fa, ma evitiamo di dire quanti 😂) a studiare, per la mia tesi triennale, anche murales e graffiti. La tesi analizzava dinamiche relazionali e comunicative del fenomeno musicale rap e buona parte della storia si interseca con quella dei graffiti/murales. Nella prima parte del tuo interessantissimo post hai proprio accennato alle differenze tra i due e all’importanza che anche ciò che può sembrare solo uno scarabocchio, possa avere valenza di riqualificazione dello spazio urbano o, di converso, possa rappresentare gesto di protesta.
    Sarebbe bello cominciare a considerare, ancora di più, la possibilità offerta dal poter colorare le nostre città. Come psicologa ci sono tantissimi risvolti positivi in questa semplice azione sia per chi fa la propria arte sia per chi, come cittadino, ne gode visivamente ed emotivamente.
    Più colore!
    Buona giornata 😊

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    • Ciao Giusy, non pensavo che ritornavi nel mio blog così subito.

      Io ho voluto unire in questo articolo due grandi macro argomenti (come avrai notato): differenza tra graffiti e murales. Avevo pensato di raccontare proprio la storia e la differenza di entrambi perché di solito si crea confusione.

      Spesso i graffiti vengono usati dai rapper come segno identificativo all’interno di un quartiere della città (e dove vivo io ci sono molti esempi). Poi ci sono anche i graffiti che sono proprio dei scarabocchi e che non hanno significato. Oppure anche scritte o graffiti che vogliono mostrare la protesta sociale degli abitanti all’interno di un quartiere.

      Quest’ultimo caso avviene con un processo geografico chiamato “gentrification” (gentrificazione urbana). Qui i segni di protesta sono molto più evidenti rispetto ad un “graffito normale”. Io avevo raccontato la “gentrification” in un articolo del 29 Febbraio 2020 intitolato “Navigli milanesi”. I segni della protesta in questo articolo non ci sono in mie fotografie perché appartengono al Secolo scorso ed oggi sono cancellate, però si può capire il fenomeno in linea generale applicato ad uno dei casi più importanti della mia città.
      A pensarci bene questa potrebbe essere anche psicologia ambientale.

      Pensa che esiste un murales dedicato ai rapper della mia città: un po’ come voler conciliare graffiti e murales.

      Poi il tema della riqualificazione urbana riguarda molto tematiche del mio percorso di studi.

      Secondo me i murales sono una valida alternativa a colorare luoghi delle città che nel corso del tempo hanno perso lo splendore o fascino iniziale (per non usare il solito termine “abbandonati”). Io ho iniziato ad interessarmi ai murales circa 5 anni fa.

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    • Certe volte ritornano.. prestissimo 😁 scherzi a parte ho notato molti post interessanti per me ed anche se sono stati scritti un po’ di tempo fa, ci tengo a commentarli. Non commento molto, quasi mai direi ma se qualcosa attira la mia attenzione è giusto che lo scrittore, lo sappia.
      Non mi dilungo sulla storia perchè ne sai già tantissimo ed è possibile che abbiamo condiviso qualche lettura, perché ne parli utilizzando spiegazioni e linguaggio che ho usato anche io.
      La svolta credo sia considerare quel che fino a qualche decennio fa veniva visto come ulteriore sporco nelle città (murales), arte. Pensiamo all’estero.. alle gallerie di Berlino, ci si va in vacanza solo per vedere certe strade specifiche. A Napoli abbiamo Jorit che con la sua street art insomma.. rende tutto molto più poetico e incisivo. La riqualificazione urbana in Italia misà che è un vero problema 😁 ottimo campo di studi!

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    • Non me l’aspettavo. Mi fa piacere che diversi miei articoli hanno suscitato il tuo interesse: io cerco di variare sempre i contenuti sperando che possono essere interessanti.

      Non pensavo che parte del linguaggio che ho usato è lo stesso anche nella tua professione. A proposito, i miei studi mi hanno portato a studiare anche la psicologia ambientale oltre alla psicologia sociale.

      Vero, fino a non molto tempo fa i murales non erano valorizzati e venivano percepiti dalla collettività come fenomeni di degrado o quartiere ghetto.

      Sui murales di Napoli mi conviene fare un ripasso.
      Nella mia città (penso che avrai capito dove mi trovo) l’ultimo murales è stato inaugurato lo scorso 29 Ottobre.

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    • Non è facile scrivere sulle piattaforme; l’idea del giudizio (conscia o inconscia che sia, pesa molto). Diverse cose mi hanno colpita insomma.. possibile che mi vedrai spesso qui😁
      Sì, penso proprio di aver capito a quale murales ti riferisci. Torniamo alla questione di ieri “colore e calore”, le città (e le persone) hanno bisogno di questo.😊

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    • Ho interessi molto vasti, vari e per niente lineari 😂 aspettati commenti sulle cose più strane 😊
      Parlavo del giudizio perché è una componente che emerge spesso nei blog, ci si sente molto esposti e legati a ciò che si condivide ma sì.. il discorso sarebbe lungo probabilmente noioso e fuori tema.
      Buona serata o notte Gianluca; la notte è più colorata di quanto si pensi.
      Alla prossima!

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    • Buongiorno Gianluca 😊 hai un’idea del blog come di una casa, è molto interessante mettersi dalla parte di chi per la prima volta “entra”.
      Ho una opinione del tutto personale e per niente giusta, si intenda.. ma per me nero e bianco sono “non colori”, non li concepisco proprio nella mia palette 😁 ma sono gusti…
      Ma non faccio testo io.. casa mia è piena di colori 😂🙊
      Prima che mi dilunghi esageratamente: buona giornata 🌻☕

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    • Quello che hai fatto con la tua casa virtuale è ciò che rende accogliente gli ambienti domestici: facilitare e personalizzare così da rendere piacevole la sosta/visita della persona anche per lungo (o dopo lungo) tempo.
      Il ragionamento sui colori è davvero del tutto personale e basato su sensazioni/esperienze di vita personali e non sulla teoria dei colori (che ovviamente conosco 😀 ).
      Il nero è un concetto molto particolare per me. E’ il buio, la notte, l’assenza della rifrangenza della luce che cerca di essere compensata da altri sensi (che non sempre funzionano a dovere) e innesca, pertanto, una lotta personale non indifferente. Il nero è quello con cui lavoro ogni giorno insieme ai miei pazienti, il terreno in cui cerco di fungere da piccola luce che prova ad aprire uno spiraglio cercando di mostrare come sia possibile anche nel nero, trovarvi diverse sfumature cercando così di accedere a qualche forma di colore.
      Il bianco lo associo, parimenti, all’assenza di colore (anche qui non considero la teoria dei colori secondo cui quello che sto dicendo è sbagliato), ma per sensazione una tavola bianca, una parte bianca, non riesce ad evocarmi niente.
      Ognuno ha una propria personale sintonizzazione emotiva con il colore o l’assenza di questo.
      Per esperienza il nero equivale alla morte, all’assenza di vita (quando lavoro con patologie depressive, per esempio, i pazienti sono sempre e solo vestiti di nero); il bianco è molto apprezzato da chi non riesce a fare buon uso della fantasia (spesso questi pazienti non riescono a riempire il foglio bianco, per esempio quando devono disegnare e mostrano un blocco nelle loro qualità fantastiche).
      L’argomento è abbastanza vasto e non lineare, come dicevo. Si tratta di pensare un po’ fuori dalle logiche a cui siamo abituati però.. questo più o meno il mio pensiero.
      😊

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    • Ammetto che il mio uso delle emo era più legato al sentire emotivo (uso molto la mimica facciale ed espressiva quando parlo), quindi l’emo aveva quella valenza ma.. signor analista 🤣 in qualche modo lei ha beccato il prossimo commento 🤣 i miei complimenti🤣🧐🤝

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  3. E anche questo articolo, trovato grazie al “pulsantone” sulla tua home page, finisce dritto dritto tra i preferito nella cartella “GianlucaInGiro”, così da poter reperirlo reperire in fretta e organizzarmi un bel giretto. Credo inizierò direttamente dal quartiere Ortica dove sinora non ho avuto occasione di andare. Poi passerò al murales ispirato a Gaudì del quale ho avuto il piacere di vedere (a Barcellona) alcune sue opere; stranianti e magiche.
    Grazie per avermi fatto comprendere la differenza tra murales, che apprezzo, e i graffiti che invece aborro perché li trovo deturpanti e offensivi per l’architettura (ma è solo una mia idea, ovviamente).

    Userò di nuovo il “pulsantone” della tua home page 😉 … tra qualche giorno.

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    • Grazie a te Caterina per essere passata! 😊 Ed anche grazie per i like ai commenti già presenti in questo post.

      Me lo ricordo che a fine Agosto mi avevi accennato a questa cartella dedicata ai miei articoli e la cosa mi fa tanto tanto piacere… poi ti confesso che mi piacerebbe vedere come hai salvato i miei post 😅

      All’Ortìca ci sono molti murales da osservare e sono anche quelli che preferisco. L’ultimo l’avevo fotografato nella scorsa Primavera e rappresentava i doccioni del Duomo di Milano proprio vicino all’altro murales sempre del Duomo.
      Secondo me, se hai tempo in una mattina ce la puoi fare a vederli tutti di quel quartiere.

      Quello di Gaudí in Corso di Porta Romana era temporaneo, quindi non so ora cosa c’è lì anche perché io non ci passo da tanto.

      I graffiti io non li sopporto. Ultimamente stanno aumentando anche le scritte di protesta nei quartieri periferici.

      Grazie ancora 🤗🤗🤗 passerò anch’io da te grazie alla tua nuova pagina!

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    • Ah, se Gaudì è in Porta Romana, allora mi sa che non c’è più… ci son stata proprio qualche giorno fa.

      Andrò in Ortica una domenica mattina, dai, appena farà un po’ più di tepore.

      Come ho salvato i tuoi articoli? ahah con i link 😉 tra i preferiti di Google.

      Proprio bella questa idea del “pulsantone” e grazie per la dritta.
      Un sorriso

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    • Sì, in Corso di Porta Romana. Dopo Gaudí c’era stato uno a versione Natale, poi un altro carino ad inizio 2022 e successivamente altri ma a tema sponsor di vestiti o auto.

      Io all’Ortica ero passato due settimane fa ma non mi sono fermato ad osservare. Guarda che tra qualche mese ti chiederò quale sarà il tuo preferito… se poi ricorderai tutti i murales 😜

      Ovvio che hai salvato i miei post da Google, io pensavo anche se magari avevi cambiato nome ad ogni link salvato.

      Grazie a te, tanto! 😊

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    • Wow 😯😲 io sono andato pochissime volte alla Scala ma mai a vedere un’opera. Stessa cosa per l’Arcimboldi quando più di 20 anni fa sostituiva la Scala per lavori. In entrambi i casi solo visite guidate.

      Penso che il teatro abbia un suo fascino!

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    • Parlavo di prosa, non di opere liriche. Per quanto, grazie a nonno Carlo c’è stato un tempo in cui anche il teatro lirico è entrato nella mia vita. Nonno Carlo era un melomane entusiasta ed è riuscito a darmi una buona infarinatura del settore.
      Ma la prosa… aah, il teatro di prosa è la mia passione: alla prosa non serve lo sfarzo dei grandi teatri, a lei basta una piazza o pure meno, anche per questo la adoro.
      Ma vq beh, ti starò annoiando. Ti lascio la buona notte e filo a cuccia.
      A presto, Gianluca
      😊

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    • Anche se è prosa non è pur sempre teatro?

      Non pensavo di questa tua grande passione che ti porti dietro grazie a tuo nonno Carlo.

      Sono molto contento di aver scoperto questa tua passione e non mi hai annoiato.

      Ora capisco il motivo di alcuni tuoi contenuti nel tuo blog.

      Serena notte cara Caterina e a presto! 😊🌃

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